di Andreas Lotti e Paolo Serena
Con solo una forcina, un pezzo di carta e un po’ d’olio, non sono in grado di costruirmi un ordigno, per evadere da un carcere nordcoreano di massima sicurezza. Senza farmi notare dai tre secondini con gli occhi a mandorla dietro le sbarre, mentre mi puntano addosso i loro fucili old-style.
Ma con i miei piedi faccio molto di più: stupisco gli spettatori sulle tribune di un campo di calcio. Li esalto. Li emoziono. Dribblo e faccio finte, mentre la bolgia del Vélodrome mi travolge. E non si tratta di cinema o televisione: è la realtà. La realtà di un pubblico che acclama il mio nome. La realtà di avere lo stesso taglio di capelli di MacGyver. Una bella zazzerina sulla testa e poi via, una folta chioma a scendermi sulle spalle. Come se questa acconciatura l’avesse inventata lui…
Ero in campo in quell’Argentina-Inghilterra dell’86, ho sbagliato il rigore che ha di fatto eliminato la mia nazionale in semifinale a Italia ’90. Ma niente – e dico niente – potrà mai avvicinarsi al fastidio che ho provato leggendo i giornali, quando quei cani di critici musicali ci sono andati giù pesante, giù come un’entrata killer di Terry Butcher o di Pasquale Bruno. Ero lì, su quel palco di Top of the Pops, finto come il gol di mano di Maradona, impacciato come la difesa inglese su quell’assolo di Maradona, e i giornalisti non hanno avuto pietà. Che possano marcire sotto Wembley.
Io ero comunque nella UK Chart, con il mio singolo. I ragazzini facevano la fila, fuori dai parrucchieri dei sobborghi di Londra, appena leggevano: taglio Chrissie Waddle 5£. Ho lanciato mode e dischi, ho di fatto ispirato una serie televisiva. Fossi nato vent’anni prima, forse sarei stato io quel quinto Beatles. Brindando con George Best e poi umiliandolo in campo, con la mia maglia dell’OM.
Dio, quanto mi piacciono i miei capelli.
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Christopher Roland, detto “Chris” Waddle, era un’estrosa ala d’attacco, veloce e dal dribbling secco, nonostante la sua statura di 188 cm. Raggiunto il successo sportivo con la maglia del Tottenham e poi passato al Marsiglia, era nella rosa dell’Inghilterra ai mondiali messicani dell’86 e a Italia ’90, dove sbagliò il rigore decisivo in semifinale contro la Germania.
Fantasista nell’animo e uno dei primi calciatori in assoluto ad inventarsi esultanze da circo, tanto da essere soprannominato “The Clown”, nell’87 incise un album con un altro giocatore, Glenn Hoddle: col singolo “Diamond Lights”, nel maggio di quell’anno, raggiunse la posizione numero 12 nella UK Chart.

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