La mia prima vacanza con gli amici, tutti freschi di diploma, aveva come meta la mitica Elba. Fu così che un’estate di mille anni fa, seduti su un muretto all’imbarcadero di Piombino, passammo tutto il giorno a respirare l’acre residuo dei fumi della Lucchini. La sera, prima di partire, passando un dito sulla pelle, si raccattava un etto di poltiglia…
Questo libro parla della vita intorno, dentro e ai margini dell’acciaieria piombinese. Parla di una struggente amicizia fra due ragazzine tredicenni che stanno sbocciando come donne; dei loro disgraziati padri, delle loro mortificate mamme, dei loro sgangherati fratelli, dei loro pittoreschi amici. Il piano del racconto si completa infine di una accurata analisi psicologica dei personaggi; nello scoprire i loro valori interni, i sogni, le aspettative le speranze e soprattutto le delusioni. Un affresco della periferia popolare di questa città di mare consumata attorno all’unico perno lavorativo che si chiama fatalmente Ilva (nome antico dell’isola d’Elba).
Poi ci sono Anna e Francesca, come due fari nel mare plumbeo e corroso dalla lavorazione dell’acciaio. Due stelle in crescita, eccitate, entusiaste, solari e sprizzanti ormoni in quantità industriale. Belle, dive e divine, magnifiche e coraggiose. La costruzione del loro mondo magico, ad un metro dalle crude e rugginose siviere, investe il lettore catturandolo senza possibilità di fuga. Un’amicizia di ferro, inossidabile, d’acciaio, che subirà l’attacco portato da due fatti eccezionali che… lascio al lettore.
Scritto bene e senza banalità, con cura descrittiva e grandi momenti lirici, porta con sé e trasferisce in eredità a chi lo legge, un carico di emozioni importanti.
Edizione commentata
Silvia Avallone, Acciaio, Rizzoli, Milano, 2010