Dopo la sovraesposizione pseudo-informativa di fine 2017, quando raggiunse il picco di valutazione di circa 20.000 dollari, oggi si sente parlare poco di Bitcoin e di criptovalute in generale. Il valore attuale di un Bitcoin è di poco superiore ai 6.000 dollari. Rispetto a quando il valore era più che triplo, però, il costo per l’estrazione, argomento già toccato da Tuttafirenze, non è diminuito. Questo genera un problema di scarsa marginalità o, addirittura, di costo di estrazione superiore al guadagno, che rende necessario trovare energia a basso costo.
Per questa ragione si sta pericolosamente diffondendo un fenomeno fino a poco tempo fa sconosciuto: il furto di potenza di elaborazione o cryptojacking. Questa tendenza è confermata da studi dei principali operatori nel settore della sicurezza informatica, Kaspersky e McAfee in particolare.
Il bersaglio non sono tanto i grossi centri di calcolo e i sistemi di maggiori dimensioni, quanto i singoli pc, sia in ambito professionale che domestico. Due sono principalmente i mezzi per sottrarre potenza di calcolo all’ignaro utente di PC: malware specifici per minare criprovalute e siti che per tutta la permanenza del navigatore ne utilizzano il processore per fini estranei ai contenuti del sito.
In ambedue i casi, l’utente dovrebbe accorgersi di un forte rallentamento del proprio pc, di un vero e proprio calo di prestazioni. Per verificarlo è sufficiente accedere alla gestione attività del proprio PC (si ricorda che in Windows l’accesso veloce può avvenire con la simultanea pressione dei tasti Ctrl+shift+esc) e verificare se l’utilizzo della cpu da parte dei processi in esecuzione è congruente con quello che si sta facendo.
È notizia di poche settimane fa che hacker cinesi sono riusciti, nell’arco di un anno e mezzo, a minare una quantità di Monero (la criptovaluta maggiormente estratta con la tecnica del cryptojacking) superiore ai 3 milioni di dollari, a dimostrazione che il cryptojacking è un’attività redditizia.
Le precauzioni per difendersi sono comunque sempre le stesse: un buon antivirus aggiornato e molta attenzione ai siti su cui si naviga e, soprattutto, ai programmi che si scaricano (e, come sempre, ai flag preimpostati nelle procedure di installazione).