Che cos’è l’intelligenza? Boh! Di sicuro non ce n’è una sola, ma tantissime. Ognuno se ne può costruire una sua personalissima e barattarla come unica e originale senza correre il rischio di essere smentito. Personalmente quella che preferisco ha come cardini la sensibilità e l’autoironia. Bobo Rondelli con il suo album Come i carnevali, presentato all’Obihall un po’ di giorni fa, ne è un esempio. Una sensibilità esposta, ma non esibita che, inevitabilmente, ti spinge incontro verso le crudeltà della vita. Una lucida autoironia che ti porta a non prenderla troppo sul serio questa vita. Due facce della stessa medaglia, due facce che si condizionano a vicenda. La sensibilità che si sente nelle parole e nel modo di cantarle della canzone dedicata alla madre: “Sono stato nel tuo grembo e nella vita, del tuo grande amore l’anima è riempita, vai vola via tienimi dentro, come hai sempre fatto quando ero qui con te”. L’autoironia nel presentare la canzone Autorizza papà dedicata alla figlia, intercambiabile e usabile anche come canzone dedicata al figlio. O viceversa, ma fa lo stesso. E non per fare parzialità, perchè in fondo l’amore, si può cantare in tanti modi diversi, ma è figlio della stessa canzone.
Diversi (tanti) anni fa regalai a mia figlia un quadretto con scritte le parole di una canzone di Francesco De Gregori: “Buonanotte, buonanotte fiorellino, per sognarti devo averti vicino e vicino non è ancora abbastanza”. Però potrei sbagliarmi e quel quadretto magari l’avevo invece regalato a mio figlio. Non ricordo. E in ogni caso fa lo stesso. In fondo l’amore, si può cantare intanti modi diversi, ma è figlio della stessa canzone.
Grazie Bobo… e grazie Francesco