Come ogni agosto mi ritrovo per qualche settimana a Firenze, con pochissima voglia di lavorare e molta di guardare puntate di serie tv che potrei recitare a memoria. Potrei tramutarmi in Meredith Grey o in Carrie Bradshaw, scorrazzare per l’ospedale o per Manhattan, e non fosse che per i capelli castani, e la ‘c’ aspirata, nessuno si accorgerebbe della differenza tra me e loro.
E come ogni agosto mi ritrovo a passeggiare per la mia città. Una Firenze sempre meno vuota ma dove l’aria estiva si percepisce comunque molto bene. Sono i diversi cartelli “Chiuso per ferie” a ricordarti in un lampo l’agosto. Colorati o spartani, scritti a mano o al computer, è come se potessero parlare, comunicarti la gioia del commerciante che l’ha appeso al suo bandone, felice di partire per le vacanze o solo molto stanco dopo un anno di lavoro. Sono anche quei cartelli a rendere diversa la tua passeggiata per la città. Fai lo slalom in mezzo ai turisti, e contrariamente al resto dell’anno, riesci a sentirti come loro. Affascinata, e spaesata. Si, perché il caffè nel tuo bar abituale, o il pranzo nella piccola trattoria, non puoi concederteli. Perfino il bombolone alla crema da Cucciolo ti viene negato da uno di quegli spietati pezzi di carta, che ti ricordano che nonostante l’aria fresca, è comunque estate. E allora anche tu sei un po’ come quell’americano che ti cammina a fianco, in cerca di un pranzo o di un caffè. Devi andare in posti che non conosci, o che conosci meno, abbandonare la tranquillità e la sicurezza che ti comunica un luogo familiare, dove non rischi di restare deluso, perchè siamo tutti un po’ conservatori nelle nostre città. Ma questi cambiamenti estivi tutto sommato sono piacevoli, non riconoscere il volto del barista che ti porge il caffè, non sapere che tipo di dolci troverai nel bancone, non sapere niente. Fa sentire un po’ in vacanza anche te. Ti piace.
Ma quando il barista ti parla in inglese, scambiandoti per un turista, ecco riemergere in te quella punta di orgoglio, quella fierezza di non essere affatto di passaggio. La tua ‘c’ aspirata si fa sentire di nuovo, e se possibile, si accentua.
Buona estate, Firenze.