Carissimi amici e lettori, dopo la doverosa seppur troppo breve pausa estiva, eccomi nuovamente chino sulle sudate carte per rendere giustizia ad una chiara ed inequivocabile evidenza quotidiana. Se è vero, come è vero, infatti che “la mamma de’ cretini è sempre incinta”, è altrettanto palese che anche quella dei geni fiorentini non deve essere messa molto male in quanto a gravidanze e prole. No, non pensiate che sia solo un acido rigurgito di bile dovuto al blocco della peristalsi per il sempre spiacevole rientro dalle ferie. Tutt’altro. Lo dico a ragion veduta e posso produrne le prove circostanziate. Se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, vorrei portare la vostra attenzione sul prezioso reperto iconografico di cui mi ha personalmente fatto dono una carissima amica, nonché attenta lettrice di questa rubrica. Trattasi di scena cittadina colta in piazza Santa Croce, una delle piazze più belle e conosciute del mondo, in cui arte e cultura si fondono a deliziare gli occhi e gli animi dei tanti turisti che, volenti o nolenti, ingentiliscono così la loro mente troppo spesso somigliante, per forma ed efficienza, a quella di un comune celenterato. Capita così che le tante iniziative estive richiedano il montaggio di palchi e gradinate per una migliore fruizione dello spettacolo di turno. Panem et circenses dunque, e fin qui nulla di male. Rimangono però da espletare, per il suddetto turista, le più elementari funzioni fisiologiche atte all’escrezione dei prodotti di scarto del metabolismo. Ok, mi rendo conto, il tema non è dei più aulici, ma una esiste o no una soluzione? Tranquilli, ci sono i cessi chimici! Dove piazzarli? Tranquilli, ci ha già pensato il nostro Genio fiorentino! Eccoli dunque i cessi, nel loro sobrio color peperone, schierati come tante reclute davanti al comando della caserma per l’alzabandiera. Peccato che la chiesa di Santa Croce non sia una caserma e che i cessi siano schierati proprio di fronte all’entrata della chiesa stessa. Ma la genialata maxima è addirittura un’altra. Il tutto infatti si svolge sotto lo sguardo attento e severo della statua di Dante Alighieri che, dal centro della piazza, fu spostata sulla gradinata della chiesa dopo l’alluvione del 1966. Come non ricordare allora le felici e preveggenti parole con cui Riccardo Marasco terminava quella grande poesia musicata dedicata appunto all’alluvione:
Dante di marmo, poeta divino,
mira sdegnato l’immane casino
“Oh fiorentini, m’avete esiliato…
prendete la merda che Dio v’ha mandato!”
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