Viviamo sentimenti contrastanti. Un mix di delusione, rabbia e consapevolezza che ancora ci sarebbe da giocare una partita di ritorno. Sì, ci sarebbe: ma uno 0-3, in semifinale, contro i detentori del trofeo, chi vuoi mai che riesca a ribaltarlo?
Mi metto io, per primo, in quella lista. In quella lista di disillusi che quest’anno pensavano potesse essere la stagione buona per alzare un trofeo. Che alle delusioni pensano di essersi abituati: ma che in fondo, invece, non si danno pace per la frustrazione calcistica. E ogni volta è una piccola o grande catastrofe, che si abbatte sul campo e sul morale.
Un esercito a testa bassa.
E io sono lì, in prima fila, tra quelli annichiliti dal Dio Pallone.
Ma il fatto è questo. È semplice. Se non ci crediamo noi, noi tifosi, che abbiamo investito una vita in quel colore, Dio mio, che dicono porti sfiga e ci deridono quando lo guardano; se non ci crediamo Noi tifosi, chi ci deve credere? Quei nababbi col Porsche che lavorano calciando un pallone?
Se Allegri, prima della semifinale di ritorno di Coppa Italia, invece di #iocicredo, avesse lanciato l’hashtag #iocicredo…beh…proprioperchédevofarlo…mainrealtàpartogiàsconfitto, quei maledetti strisciati ci avrebbero schiacciato così come hanno fatto?
È dura. È dura rialzarsi. Rialzarsi e provare a combattere. Anzi, no: riuscire a combattere. Perché qua non c’è provare: c’è il riuscire. È difficile e complicato, ma dobbiamo farlo. Tutti insieme. Dobbiamo crederci.
Dobbiamo essere compatti, tutti insieme, per un solo obiettivo. Sarebbe piaciuto anche a me un gesto dalla dirigenza, di abbassamento del prezzo dei biglietti dopo l’andata. No? Allora diamolo noi l’esempio. Noi, che siamo la squadra di questa città.
Comunque vada, insieme con un solo obiettivo ed un unico pensiero:
#dobbiamocrederci.