Aprono lo sportello sotto l’acquaio e: “Dove lo butto?”.
Sono la generazione touch, quella delle mail a babbo Natale. Ma sono anche la generazione del “dividi, ricicla, riusa”.
Piccoli ricicloni, sì.
Devo portarli a fare un giro alla rifiuteria a Sesto Fiorentino: è nuova di pacca e colorata che pare un asilo… Impazzirebbero!!!
Qui l’addetto al sudicio è il babbo. Gli tocca: almeno quello!!! Io invece “dirigo il traffico” dei rifiuti in casa.
L’indifferenziato è quasi solo pannolini. Ma dopo 4 anni ininterrotti, finalmente ne stiamo uscendo. Forse.
Nell’umido ci vanno gli scarti della tavola – che a dire il vero qui si spazzolano sempre tutto, dunque son quasi zero – e poi le caccole, immancabili. Anche quelle nell’umido!
Il vetro: più che altro bicchieri rotti! Quelli in effetti, diversi….
Tetrapack come se piovesse: succhi e latte sono in cima alla lista!
Poi la carta. Forse non dovrei dirlo……
“Nellacartacivannodivesidisegnideimieifigli” – l’ho detto!
Per mettermi apposto la coscienza, prima di accartocciarli li fotografo. Così rimangono in memoria digitale e io libero la scrivania! E poi i ritagli (li odio): i miei bimbi tagliano così piccolo che praticamente son coriandoli. E a raccoglierli ci passo le ore.
Plastica: bottiglie e bottigliette che schiaccio insieme a loro. “Tappatevi le orecchieee!!” e con le mani sulle orecchie e la testa affondata nelle spalle fanno delle faccine che doro!
Le so tutte! Finché arriva il piccino con un pennarello ciucciato dalla punta: “No fa. Doddo buttu?”.
“E a te dove ti butto, con quella bocca tutta viola?!??”