La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, esaminando una causa (C-390/15) promossa dalla Corte Costituzionale polacca, ha riconosciuto, in una sentenza del 7 marzo, la disparità di imposizione tra libri cartacei e libri elettronici (attualmente in Italia, IVA al 4% per i primi e al 22% per i secondi), ma ha ribadito che «L’esclusione dell’applicazione di un’aliquota IVA ridotta, alla fornitura di libri digitali per via elettronica, va intesa come parte di un sistema particolare di IVA per il commercio elettronico. Dalle spiegazioni date da tali istituzioni risulta infatti che si è ritenuto necessario assoggettare i servizi forniti per via elettronica a norme chiare, semplici e uniformi, affinché l’aliquota IVA applicabile a tali servizi potesse essere stabilita con certezza e la gestione di tale imposta da parte dei soggetti passivi e delle amministrazioni fiscali nazionali fosse così facilitata.».
La decisione attuale conferma quanto era stato già espresso, in altra forma, nel 2015, quando la stessa Corte di Giustizia dell’Unione Europea era intervenuta per contrastare una riduzione dell’aliquota sui libri elettronici da parte di Francia e Lussembugo.
L’esclusione degli e-book dalla disciplina dell’IVA agevolata è argomento ciclicamente dibattuto a livello europeo, quindi non è escluso che in futuro la disomogeneità di imposizione venga rivista. Nel frattempo si prende atto che tra “libro cartaceo” e “libro elettronico” conta più l’aggettivo del sostantivo e che il medium di fruizione è prevalente rispetto alla sostanza di ciò di cui si fruisce; con buona pace del principio di neutralità fiscale.