Nell’agosto del ‘44 Firenze vive momenti terribili. La città divisa in due, gli alleati alle porte, i partigiani sulle colline e i tedeschi che si ritirano e portano via quello che possono.

Nel quartiere dell’isolotto Graziella, 9 anni, non sa perché, ma da qualche giorno in casa sua ci sono 4 soldati che indossano una uniforme mai vista prima. Le hanno detto che vengono dalla Nuova Zelanda e Graziella, nonostante cerchi di ricordare, proprio non sa dov’è, la Nuova Zelanda.

Questa sera anche se è estate piove, e i soldati sono accampati nella sua cucina. Ce n’é uno in particolare che la incuriosisce. È un omone grande e grosso dalla pelle scura, e se durante il giorno è stato gentile con lei, adesso, dopo mangiato e bevuto, è arrabbiato.

Ha in mano un paio di stivali nuovi, di una bella pelle morbida, con la suola in cuoio rivestita da un alto strato di gomma. Sono circa dieci minuti che cerca di indossarli, impreca, prova, beve, poi impreca ancora, riprova e ribeve. Un balletto che a Graziella sembra infinito e che la fa divertire. Gli stivali sono di una misura così piccola rispetto ai suoi piedoni che davvero non potranno mai entrargli…

Alla scena assiste muto in un angolo anche Paolo, il babbo di Graziella. Paolo è un uomo piccolo, magro e muscoloso, e sta guardando rapito quegli stivali …quanti anni che non ne vedeva un paio di così belli

Il soldato adesso però si è spazientito davvero, impreca, e, completamente ubriaco, tira fuori dalla cintura un coltello acuminato, poggia gli stivali sulla tavola e, come fosse burro, ne taglia la morbida pelle.

Graziella guarda ipnotizzata gli stivali lacerarsi sotto i suoi occhi. È abituata che in casa non si butta niente, tutto si ricicla, si riutilizza, ombrelli rotti, catini bucati, vecchi abiti, e non può proprio pensare di vedere sciupato tanto “Bendidio”. Il soldato, convinto che finalmente riuscirà ad indossare gli stivali, li prova con rinnovato vigore, ma accortosi della inutilità del suo gesto, li afferra furibondo, apre la porta della cucina e li scaraventa nella strada, sotto la pioggia.

Paolo ha assistito a tutto: è muto, quasi assente, ma Graziella che lo conosce bene, sa che sta solo aspettando il momento giusto. E il momento giusto arriva di lì a poco, quando il soldato stanco e ubriaco, crolla addormentato con la testa reclinata sulla tavola.

Allora, nel silenzio più totale, Paolo, dopo un cenno di complicità a Graziella,  scosta le tende scure dalla finestra: gli stivali sono ancora lì. Si fa coraggio, e sapendo che il coprifuoco non perdona, apre piano la porta e guarda furtivamente in giro; aspetta in silenzio qualche minuto e quando è sicuro che non ci sia anima viva, lesto come un furetto corre in strada, raccoglie gli stivai e li porta in casa, nascondendoli in fretta dietro la madia.

Graziella, nonostante i suoi nove anni, ha capito il pericolo che ha corso il babbo e lo guarda affascinata: è una bambina sveglia e sa che questo dovrà essere il loro segreto.

Passano i giorni e sono i partigiani a liberare Firenze, le avanguardie delle truppe alleate vengono raggiunte dal grosso dell’esercito, e la cucina di Graziella torna ad essere della sua famiglia. Paolo, finalmente, può tirare fuori dal nascondiglio il prezioso paio di stivali e affidarli al lavoro sapiente di un calzolaio.

Saranno poi proprio quelli gli stivali che Paolo indosserà di lì a pochi mesi,  per i festeggiamenti della liberazione.

Ecco, nel balletto strano dei ricordi  per Graziella, “Liberazione”, è ancora la visione  dolce  di un paio di stivali ricuciti …

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Da lettrice appassionata a scrittrice per passione: Fiorentina DOC lavoro per vivere ma scrivo per divertimento; la mia passione è raccontare storie di donne,e quindi, naturalmente, anche degli uomini con cui hanno a che fare...

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