L’amour! La parola romantica per antonomasia. Oggi possiamo affermare che il tema “amore” è stato sviscerato in ogni sua parte anche se, parlarne ancora, si pone alla stessa stregua di chi compone musica, cioè: poche note, infinite combinazioni.
All’epoca di Radiguet, primi del novecento, si poteva ancora osare un’avventura in un territorio ancora in parte vergine. Qui intendo più nelle forme che nei contenuti. Radiguet si affaccia infatti su un piano introspettivo inusuale per l’epoca; un racconto schietto, con particolari decisamente scabrosi e soprattutto con la libertà del racconto del pensiero d’amore; cosa si sogna, cosa si desidera, cosa si brama.
Ed è allora l’amore ruggente, l’esplosione di ormoni, la presa selvaggia dell’altro, la sublimazione dell’impeto, la perdita di ogni freno, l’immoralità più bieca.
Marthe è la donna da desiderare, quella che fa perdere le tracce della ragionevolezza, lo scopo per vivere, la ragione per morire. Tutto vale tutto ed il suo contrario nella fiera della contraddizione sempre così vicina a tutti gli amanti.
Colpisce la giovane età dell’autore, appena diciottenne e quella del suo personaggio letterario, un adolescente di sedici anni. Entrambi con un peso specifico enorme. Sorprendente la padronanza dei pensieri e delle trame di cui l’autore veste il suo alter ego romanzato. Una maturità che non ti aspetti.
Il personaggio maschile è già uomo, con un modo di affrontare questa esperienza di vita da navigato adulto.
Romanzo che turba nel racconto del turbamento peccaminoso di una donna sposata che si innamora di un ragazzetto più giovane di lei. Turba il modo di scrivere, diretto e pieno di particolari. Turba la storia in sé e quell’esito drammatico che lascia senza fiato e con l’amaro in bocca.
Un classico da mettere sul comodino.
Edizione commentata
Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo, Newton Compton Editori, Roma, 1993