In questi giorni di mezzo luglio, ecco due cose che possono capitare a una senese nella sua Piazza del Campo: rimirare con una certa dose di astio le sei palle medicee che occhieggiano beffarde vicino alla Torre del Mangia, oppure sfogliare un gustoso romanzo sul Palio… ricevuto in regalo nientemeno che da un fiorentino D.O.C.!
È inevitabile a questo punto che la recensione di oggi nasca a quattro mani: in omaggio ai due autori del libro in questione, io e Filippo – compagno di viaggio ne “Il Bookaiolo” nonché responsabile del cadeau – abbiamo deciso di travestirci per l’occasione da Fruttero&Lucentini.
Il racconto è ambientato nei dintorni di Siena, in un’atmosfera paliesca decisamente strana ed inquietante. Tra i personaggi che si avvicendano, conosciamo per primi due turisti di mezza età, catapultati da un violento temporale in un mondo insospettabile, che assieme al lettore impareranno a conoscere poco a poco, segreto dopo segreto.
Ad accogliere di sera i viaggiatori disorientati saranno alcuni singolari esponenti dell’antica nobiltà cittadina, tra cui una giovanissima, sensuale presenza ed uno sgradevole figuro dai tratti bestiali, che si rivelerà (suo malgrado) centrale nell’epilogo della storia.
Come in ogni notte buia e tempestosa che si rispetti… ci scappa il morto, e l’indagine poliziesca che si apre in seguito è un nuovo divertente cliché, di fatto un pretesto per mettere in luce i ruoli e le relazioni tra i personaggi, l’indole e i moventi di ciascuno.
Sogno e realtà insieme, tensione, polvere di tufo, sudore, adrenalina e silenzi irreali come quelli che si respirano in Piazza del Campo ogni estate, sono ciò che scaturisce, avvincente e succoso, dalla penna di Fruttero e Lucentini: questo romanzo è un gioco, un divertissement e assieme una porta tra due mondi e due epoche, tra la vita presente e gli spettri del tempo perduto.