Jacopo , visto che non molti hanno familiarità con questo tuo lavoro, spiegacelo un po’.
Mi occupo dell’interpretazione e messa in scena delle opere liriche, ossia curo tutto quello che si vede in scena, dai costumi, alle luci…sono coadiuvato da un team di scenografi, costumisti e light designers.
Il mio lavoro è sia individuale che di equipe. Insomma creo mondi che permettano alla musica di esprimersi al massimo.
Come è iniziata quest’avventura?
Non ho iniziato facendo una scuola ma direttamente sul campo, andando a fare l’assistente regista volontario, sia in Italia (con Stefano Vizioli) che all’estero, principalmente a Londra (assistendo John Copley e Robert Chevara al Royal College of Music). In quel periodo risparmiavo i soldi della cena per andare al teatro tutte le sere!
In seguito ho iniziato a lavorare per Graham Vick e quello è stato il trampolino di lancio.
L’opera lirica non è un genere molto “frequentato” dai giovani, come è nata questa passione?
Penso che questo lavoro abbia scelto me, ci sono capitato per sbaglio e mi ha sedotto; mi ritrovo dopo 20 anni ancora a chiedermi il perché, ma è un po’ una missione un po’ una passione.
Trovo tutt’oggi incredibile la sensazione di totale concentrazione che provo in questo lavoro: essere nel momento presente, al 100%, corpo, mente, cuore… un’emozione inebriante!
Ovviamente, in quanto “funambolo” immagino che tu viaggi moltissimo.
Si, ho lavorato ovunque nel mondo, maggiormente in Inghilterra e Austria, in Europa in genere, ma anche in Sud America, negli Stati Uniti, in Giappone. Adoro cambiare paese perché ogni volta capisco che ci sono mille strade per arrivare a un risultato e nessuna è migliore dell’altra, anche se ovunque vado ognuno è convinto di aver trovato l’unica, giusta maniera di fare le cose!
Cosa trovi di diverso fra lavorare all’estero e in Italia?
A parte la puntualità nei pagamenti? In Italia c’è un’incredibile passione e “facilità” a capire il mondo dell’opera, in fondo anche se non lo sappiamo ce lo abbiamo nel DNA. Purtroppo i nostri teatri vivono nel passato e non si rendono conto di come il mondo e l’economia sia cambiata: stanno lì ad aspettare che la crisi passi, convinti che torneremo dove eravamo, ma la storia va solo in avanti.
C’e’ qualche progetto che vorresti realizzare a Firenze?
Ho un sogno da anni: realizzare una compagnia di opera indipendente a Firenze. Vorrei far capire che si può fare opera anche senza grandi mezzi economici, che l’opera non è un genere d’elite, che l’opera è a noi contemporanea nel sentire e nel vivere; può essere grande maestra di vita e uno strumento straordinario per capire noi stessi: l’opera è il miglior spettacolo teatrale dal vivo!
Prossimi impegni?
Prossimamente Oslo, per “Incoronazione di Poppea” di Monteverdi e poi Karlsruhe per “Falstaff”, tutta grandissima musica italiana.
Il prossimo anno poi a Houston per un revival di “Eugene Oneghin”.