Un prato. Le margherite. Il verde della primavera. Una bicicletta appoggiata ad un albero. Il cigolio di un’altalena. Le nuvole bianche. Le urla dei bambini.
Il cielo azzurro. Un libro di matematica. Un gruppo di ragazzotti, un campino e un pallone. Un barattolo di bolle da soffiare. Uno zaino. Il profumo della primavera. Un pomeriggio come tanti, un normalissimo pomeriggio come non vivevo da tanto.
“Mammaaaa!!! Mi aiuti a montale?”.
“Che?!”.
“L’attalena è tloppo atta, non ci allivooooo”.
“Arrivo, Gio!”.
“Mammaaa, non ho capito che numero devo scrivere qui……”.
“Hai letto il comando, Tommi?”.
“Sì ma non ho capitooooo”.
“Allora aspetta: spingo un pochino Gio sull’altalena e poi rileggiamo insieme”.
E assaporo tutto questo. Mi riempio gli occhi e il cuore. Respiro a pieni polmoni. Riprendo fiato.
Dopo il correre frenetico degli ultimi mesi, ora siamo noi. E non chiedo altro.
Lui seduto sull’erba, ai piedi di un ulivo, a finire la sua pagina di matematica. Il piccino a farsi scompigliare i riccioli su quest’altalena cigolante. E Pietro……
“Pietrooo?!”.
…..
“Pietroooooo?!”.
………
“Quassù, mammaa!!”.
Eccolo lì! Appollaiato su quell’ulivo.
“Da lassù – dice lui – il cielo si vede più bello! Ancora più bello, mamma. Specialmente al tramonto. E anche tutto intorno! Si vede tutto più bello”. E io gli credo, al mio piccolo barone rampante. È aperta la stagione dei pomeriggi sull’erba – e appollaiati sugli ulivi. È la mia preferita. Evviva!