Fra qualche giorno, il 25 per l’esattezza, riaprirà dopo un mesto settennato di oblio, il cinema Alfieri… ma sapete cosa accadde il 29 gennaio del 1908 proprio al cinema Alfieri? In quel piccolo vicolo, detto dell’Ulivo, dietro via Pietrapiana, tramontò definitivamente la maschera di Stenterello, portata al successo da Luigi del Buono, ma, al momento stesso, nacque, come lo definì il suo autore, Augusto Novelli, il “teatro schiettamente fiorentino”. E la commedia in questione è la famosissima Acqua cheta, che fin da subito fu accolta con un entusiasmo formidabile e non solo nei confini toscani.
Rileggere questo frizzante testo permettere di recuperare uno sguardo su una Firenze perduta. Un’operazione per curiosi romantici, i quali saranno appagati dall’emozione di vivere per qualche ora fra i vicoli di Firenze ai primi del novecento. Dove si avvertirà il distacco con la nostra attualità in tutto quello che accadeva e sul come accadeva: i figli che si rivolgevano al padre dandogli del “voi”; le femmine succubi dei più atavici ruoli: il capofamiglia, il notaio, la “cultura” al maschile; si osserverà come era semplice la vita della gente e come erano semplici e modeste le aspirazioni di ognuno.
Ma soprattutto salteranno all’occhio i valori che permeavano gli animi dell’epoca: l’educazione, il rispetto e l’amore; accompagnati immancabilmente da un animo sempre leggero e propenso al sorriso.
Si sente e percepisce che le cose stanno al loro posto, al posto giusto: l’amore bello e pulito, l’onesto e il sano lavoratore, le regole, per culminare in un lieto fine solido e granitico. Il tutto punteggiato da tante battute di quel saporaccio fiorentino, bonario, saporito e appena amaro, che è proprio il caso di non perdere.
Ah, dimenticavo… per i non romantici o poco curiosi… forse l’occasione buona per recuperare il tempo perso allo smartphone!… forse…
Edizione commentata
Augusto Novelli, L’acqua cheta, Libreria Chiari, Firenze, 1999