Leggi Meyer e pensi…. Beh, credo che ognuno di noi ne abbia un’immagine, un’emozione tutta sua. Anche solo per sentito dire: il Meyer è particolarmente caro alla nostra città. Evviva.
La mia prima volta all’ospedale dei bambini è stata in via Luca Giordano, una decina di anni fa. Andai a donare il sangue – trascinandoci mio marito, allora fidanzato nuovo di pacca. Direi una sorta di “prova del fuoco”. E poi, ricordo indelebile ed emozionante: le immagini del “trasloco” al nuovo Meyer, la notte tra il 14 e il 15 Dicembre del 2007.
E il nuovo Meyer: è un gran bell’ospedale. Magari non perfetto – ma la perfezione non è roba per noi. È un ospedale colorato, luminoso.
Perché i bambini son bambini, sempre.
Anche se ogni tre ore c’è la terapia.
Anche se non possono andare all’asilo, a scuola o a giocare in giardino con i loro amici.
Anche se son bloccati in un letto, e combattono.
Son bambini.
E ai bambini piace giocare, leggere o farsi leggere un bel libro , ascoltare la musica, guardare un cartone, disegnare, colorare … Ma la cosa che in assoluto tutti i piccoletti adorano è il compleanno! Ecco perché sabato, alla festa del Meyer, c’eravamo anche noi. E insieme a noi, tanta gente, con i volontari che al Meyer “lavorano”, ogni giorno. E poi: il gelato, i clown lo zucchero filato, Pippi e Budino e i palloncini – e che compleanno è senza palloncini?! È stata una mattinata colorata. Bella.
Uscendo, Pietro si è fermato davanti a “L’uomo della pace” di Jean – Michelin Folon. Avrei voluto spiegarli che cosa significa. Ma quell’immagine mi ha riportata ad una notte di 7 mesi fa. Una notte terribile: notte di attesa, di speranza disperata, di dolore. Una notte di lacrime ed abbracci stretti. Il Meyer per me è anche questo: un pensiero – dolcissimo – per Giovanna.

