Li accompagna babbo Matte, come fa tutte le mattine. Da settembre fino a ieri. E poi mi manda questa foto: “Non so se è più emozionante il primo giorno in cui li accompagni o l’ultimo in cui li lasci volare da soli nella loro giornata”. E il mio cuore si riempie di tenerezza. È il loro ultimo giorno di prima elementare. Li rivedo seduti alla scrivania a colorare, a contare e ricontare. A leggere. Sento fortissima la loro fatica. Tommaso che si appoggia allo schienale della sedia, butta indietro la testa e con un mezzo sorriso mi dice: “No, mamma: non ce la posso fare!”. Ma è più forte la voglia di imparare, di sapere, di scoprire. Li rivedo sul portone della scuola, accanto alla maestra Ketty. Prima spersi. E poi, con il passare dei mesi, sempre più sicuri. Mi cercano, all’uscita, tra tutte le altre mamme, i nonni, le tate… E l’attimo in cui i nostri sguardi s’incontrano e sulle loro bocche nasce quel sorriso: “Maestra, ecco la mia mamma: è lì. Posso andare?”.
I pomeriggi appollaiati su quegli ulivi, nei giardini di via Squilloni. Le corse con gli amici. I giochi, le birbonate, le risate, le litigate. L’emozione di ricevere l’invito per un compleanno. La delusione di un segreto non tenuto. I pic nic. Li vedo crescere. Imparare e conoscersi. Scopro il mondo con loro. Scopro il loro mondo: che cosa amano e che cosa li blocca. Che cosa li spaventa, che cosa li entusiasma. Ripenso a questo primo anno di scuola. E non lo so che cosa sia più emozionante. Anzi lo so: sentirli crescere. E crescere insieme a loro. Giorno dopo giorno. È l’emozione più bella. Più forte. In assoluto.
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