Non abbiamo un centravanti, perché il nostro centravanti è lo spazio disse una volta Josep Guardiola ai tempi in cui allenava il Barcellona. Secondo lui non era necessario un interprete preciso del ruolo del centravanti perché quel ruolo in realtà era semplicemente un luogo che poteva essere occupato di volta in volta da interpreti diversi. Imprevedibilità e velocità, paradossalmente, erano per lui i soli punti di riferimento. E infatti accadeva che c’era sempre qualcuno, o più di uno, pronto ad aggredire uno spazio rimasto libero nell’area avversaria, infilarcisi dentro, ricevere la palla e fare goal. 4, 5, o, addirittura, 6 interpreti in cerca di uno spazio. Guardiola un po’ come Pirandello. Gabriele Lavia come Messi. E accanto a lui Dani Alves, Fabregas, Iniesta, Xavi, Pedro. Con questi giocatori, beh, tutto diventa più facile.
A Rifredi in questi giorni di traffico caotico servirebbe che gli automobilisti fiorentini aggredissero con le loro auto lo spazio della strada di fronte a loro così come i giocatori del Barcellona di Guardiola aggredivano lo spazio nell’area di rigore avversaria. Lo spazio è sempre meno, le auto son le stesse, ma gli automobilisti fiorentini non si devono rassegnare a vivere chiusi nei loculi delle loro auto il dolore di un inevitabile ritardo. Devono fare come Messi, non lasciare spazio libero di fronte a loro, aggredirlo, perché anche quei pochi metri permettono a chi è dietro di te di guadagnare il tempo (e lo spazio) di un ciclo semaforico, svoltare in una strada laterale lasciando libero altro spazio (ed altro tempo) pronto per essere utilizzato da qualche altro automobilista. Ricordiamocelo: tutti nel traffico cittadino siamo dietro a qualcun altro e tutti, quindi, dipendiamo da tutti gli altri. E ricordiamoci anche che è lo spazio a dover essere aggredito e non gli altri automobilisti.