Anthony Bourdain ha deciso di porre fine alla sua travagliata esistenza. In Italia la notizia è stata presentata dalla maggior parte degli organi di stampa come la scomparsa dell’ultimo fidanzato di Asia Argento, svilendo l’essenza di una figura che merita di essere ricordata per ben altre ragioni che non quella della sua ultima relazione sentimentale.
Anthony Bourdain è stato essenzialmente un divulgatore, non semplicemente un cuoco. Ha fatto la gavetta partendo come sguattero di cucina e arrivando a scalare le vette della gastronomia internazionale, ma ha sempre nutrito, termine quanto mai appropriato, una grande passione per la scrittura. Dopo i primi timidi tentativi come romanziere, ha pubblicato nel 2000 quello che è subito diventato un libro-cult: Kitchen confidential.
La ricetta del libro è vincente, perché mescola sapientemente gli ingredienti necessari per appassionare il lettore: una vena autobiografica, particolarmente interessante, considerando la gioventù di Bourdain caratterizzata dagli eccessi (droghe e alcol su tutti); una sana componente di gossip, in cui le descrizioni di ciò che accade nelle cucine dei maggiori ristoranti riesce ad essere addirittura appassionante; un’inaspettata capacità letteraria, che traspare nel modo in cui tratteggia gli ideali, le aspettative, i tormenti che caratterizzano i soggetti che animano il multiforme retropalco della ristorazione; il tutto condito, è più che mai il caso di dirlo, dal vero protagonista di tutta la vita di Bourdain, il cibo.
Il successo di questo libro ha aperto a Bourdain le porte della televisione, dove per primo ha portato la gastronomia nelle case degli spettatori di mezzo mondo in maniera inusuale. Nulla a che vedere con le banali sfide culinarie a cui siamo abituati oggi, ma una più nobile ricerca di ciò che il cibo può rappresentare a livello di esperienza e di esistenza.
Bourdain ha girato tutto il mondo alla ricerca del pasto perfetto e non del cibo perfetto, perché il pasto è un’esperienza ben più ampia, di cui il cibo è solo una delle componenti. Nei suoi programmi televisivi prima e nel libro Il viaggio di un cuoco poi, ha descritto questa sua ricerca esistenzial-culinaria, raccontando le sue avventure ed esperienze l’usuale stile coinvolgente, ironico e irriverente.
Negli anni successivi svariati libri, articoli e programmi televisivi hanno contribuito a consolidare quella che è, ad oggi, una figura unica nel panorama della ristorazione, della letteratura e dello spettacolo.
Bourdain ha sempre sostenuto che il nostro corpo non è un tempio che deve essere condannato ad una vita di rigore, ma un parco divertimenti. Lo scorso 8 giugno, in un albergo vicino a Strasburgo, ha deciso di chiudere definitivamente il suo parco divertimenti. Lo ha fatto impiccandosi, denotando anche in questa sua ultima scelta la volontà di rispettare la tradizione di scrittore maledetto e concedendosi un’ultima ironia dal forte valore simbolico, optando, per togliersi la vita, per un metodo che colpisse la gola, tra tutte le parti del suo corpo, quella che più aveva caratterizzato la sua esistenza