Il 15 gennaio Windows 7 è stato ufficialmente dismesso da Microsoft, dopo poco più di dieci anni dalla sua presentazione, avvenuta il 22 Luglio del 2009.
Cosa comporta in pratica questa dismissione?
Per capirlo è necessario comprendere il modus operandi di Microsoft relativamente ad ogni versione di sistema operativo che ha rilasciato da Windows 1.0 ad oggi.
Fin dalla sua presentazione, la vita di ogni versione di sistema operativo Microsoft è sempre stata pianificata fin dall’inizio con una scadenza del mainstream support e una dell’extended support. La prima tipologia, il mainstream support, copre la fase principale della vita di ogni versione di Windows, durante la quale Microsoft provvede all’aggiunta di nuove funzioni o all’affinamento di quelle già presenti, oltre alla sicurezza del sistema. Raggiunta la fine del periodo di mainstream support, che sostanzialmente corrisponde alla maturità del prodotto, Microsoft garantisce ancora per qualche anno una seconda tipologia di supporto, l’extended support, che riguarda i soli aggiornamenti legati alla sicurezza.
Alla fine di tale periodo, il sistema operativo continua a funzionare e non pone alcuna limitazione operativa all’utente, ma non offre più adeguate tutele dal punto di vista della sicurezza.
Secondo StatCounter ad oggi Windows 7 è ancora presente su oltre un quarto dei computer desktop a livello mondiale (26,79%).
Per i sistemi operativi di questi computer esistono solo tre possibili strade:
1) Mantenimento dello status quo, con possibili rischi a livello di sicurezza;
2) Passaggio a Windows 10;
3) Sottoscrizione del Windows 7 Extended Security Updates (ESU), che garantirà regolari aggiornamenti e supporto fino a gennaio 2023, ma tale opzione è riservata esclusivamente a grandi imprese e pmi ed è espressamente preclusa agli utenti privati.
Il passaggio a Windows 10, però, potrebbe nascondere un costo occulto per alcune tipologie di utilizzatori. Alcuni dispositivi hardware, infatti, potrebbero non disporre di uno specifico driver per Windows 10, rendendo di fatto inutilizzabili dispositivi ancora perfettamente funzionanti. Il problema è stato riscontrato, ad esempio, dagli utilizzatori di alcuni specifici modelli di scanner professionali, di cui i produttori non hanno fornito i driver aggiornati. In questi casi la sostituzione del dispositivo può comportare una spesa anche di diverse migliaia di euro. È pur vero, però, che simili casistiche sono tipiche dell’ambito professionale, quindi con la possibilità di sottoscrivere l’estensione del supporto.
È comunque consigliabile, prima di procedere all’aggiornamento, verificare la compatibilità con Windows 10 delle proprie periferiche e l’adeguatezza della configurazione dell’hardware della propria postazione al passaggio.