Al Mobile World Congress 2017 Nokia raddoppia. Dopo la commercializzazione del primo telefono cellulare “senza fronzoli” della nuova era del marchio, in occasione del MWC viene presentato il successore del telefono cellulare più venduto della storia di Nokia, il (mitico) 3310: 126 milioni di pezzi venduti dal 2000 al 2006.

Le caratteristiche di questo nuovo 3310 sono molto simili a quelle del Nokia 150. Qualche funzione in più, rispetto al progenitore del 2000, per adeguarsi alle necessità dei tempi: Bluetooth, fotocamera, radio, display a colori, alloggiamento per micro-sd, grafica e icone più attuali. Il tutto in un guscio dai colori sgargianti ad un prezzo di 49 euro.

Il nuovo 3310 è una “operazione nostalgia” su cui il marketing Nokia punta per riaffermare il marchio in tempi brevi e, perché no, costruire un trampolino per le vendite dei suoi nuovi, questi sì, telefoni android: 3, 5 e 6.

Il Nokia 3 (schermo da 5”, risoluzione HD, 2 Gb RAM, 16 Gb memoria, fotocamera 8 Mpixel) avrà un prezzo di 129 euro; il Nokia 5 (schermo da 5.2”, risoluzione HD, 2 Gb RAM, 16 Gb memoria, fotocamera 13 Mpixel) avrà un prezzo di 189 euro; il Nokia 6 (schermo da 5.5”, risoluzione Full HD, 2 Gb RAM, 16/32 Gb memoria, fotocamera 13 Mpixel), già in vendita da mesi in Cina, avrà un prezzo di 229 euro (299 la versione black glass da 32 Gb).

Tutti e tre sono solidi, ben costruiti e, soprattutto, dotati della versione standard di Android, senza le personalizzazioni alle quali gli altri costruttori ci hanno abituato. I prezzi li collocano nella fascia entry level di questa tipologia di prodotti.

Tali caratteristiche saranno sufficienti a garantire significativi numeri di vendita? I lusinghieri risultati ottenuti sul mercato cinese hanno spinto la Nokia alla presentazione di nuovi modelli e alla commercializzazione a livello europeo, ma il pubblico nostrano è più smaliziato e modaiolo, il che potrebbe rappresentare un freno alla diffusione di questi nuovi Nokia.

Mi piace definirmi lombardo di origine, fiorentino di adozione. In realtà Firenze se ne è ben guardata dall’adottarmi. Non si è neppure sbilanciata su un affido. In sintesi, quindi, sono un apolide, con un accento da autogrill, che vive a Firenze da circa un quarto di secolo. Delle numerose passioni che coltivo, quella per la musica è il filo conduttore dei miei primi interventi su tuttafirenze, ma il mio ego ipertrofico e la mia proverbiale immodestia mi spingono ad esprimermi su qualunque argomento, con la certezza di riuscire a raggiungere vette non comuni di banalità e pressapochismo. I miei contributi hanno uno scopo ben preciso: rincuorare le altre firme, dando loro la consapevolezza che c’è sempre chi fa peggio.