Buongiorno, sono una studentessa di un liceo e non vado bene in matematica. Mi ero preparata per rimediare le insufficienze, sono andata volontaria ma la professoressa non mi ha accettato e non mi ha voluto interrogare. A me non sembra giusto e a lei? Paola
Cara Paola, non è una questione così scontata come sembra. Personalmente, da insegnante, ho sempre accettato volontari perché mi sembrava che andasse accolto lo sforzo degli studenti di impegnarsi per fare meglio e cercare di raggiungere la sufficienza. Con il tempo ho un po’ cambiato idea. Va naturalmente mantenuta la possibilità che gli studenti possano rimediare ad un voto negativo, ma la scelta dei modi e dei tempi va condivisa con gli insegnanti. Perché in una scuola va trovato un punto di equilibrio tra l’autonomia dello studente ed il rispetto delle prerogative del docente, che conosce le regole della didattica. Non può quindi passare la linea secondo cui lo studente decide liberamente quando studiare e quando essere interrogato perché non siamo ancora all’Università. Anche se certamente il docente deve tener conto della soggettività di ogni singolo studente, dei suoi ritmi e delle sue vicende, personali e familiari. Penso che quindi, in fondo, si debba utilizzare semplicemente una regola di buon senso. La scuola deve valorizzare chi cerca di migliorare, ma le forme devono indicarle gli insegnanti in accordo con gli studenti. Non si tratta di una piccola cosa. È un fatto simbolico, che racconta di una scelta educativa, di un modo preciso di intendere la scuola.