
Finalmente il Senato votando la fiducia al Governo, ha approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Non si può fare a meno di essere felici per il passo in avanti che il nostro Paese ha fatto nell’ambito dei diritti dell’uomo, tuttavia resta l’amaro in bocca per il grande potenziale che questa legge poteva avere, ma affossata miseramente da un mediocre gioco politico.
Il premier commentando l’esito positivo del voto ha esclamato: «Questa è una vittoria dell’amore», ma appare più una vittoria dei compromessi e di una classe politica autoreferenziale.
Un generale senso di delusione diventa ancora più forte volgendo lo sguardo al resto dell’Europa dove in Paesi come il Belgio, l’Olanda o la Francia non solo sono da diversi anni legali i matrimoni dello stesso sesso ma anche le adozioni gay. Tutto ciò non ha causato nessun stravolgimento sociale né alcuna apocalisse morale, piuttosto è aumentata la consapevolezza e il rispetto per coloro che appartengono alla comunità LGBT.
Sin da quando siamo bambini ci insegnano di prendere come esempio coloro che sono migliori di noi, non è forse il caso che l’Italia faccia lo stesso prendendo ad esempio Paesi in cui i cittadini risultano essere più felici e maggiormente in armonia con il proprio Stato?
Che questa legge Cirinnà sia solo l’inizio di un cammino che porti ad essere l’Italia ma anche noi tutti cittadini dei baluardi dei diritti dell’individuo e non più un’ipocrita fanalino di coda.