Ai vecchi tempi un ricatto sessuale era oneroso per chi lo subiva, ma anche per chi lo organizzava non era propriamente a costo zero. Nella maggior parte dei casi si trattava di comprare i servizi di qualche professionista che, una volta adescata la vittima designata (tipicamente qualche persona in vista, abbiente, con famiglia, con immagine pubblica irreprensibile, etc.) doveva arrivare a compiere “il fattaccio”, mentre chi aveva organizzato la trappola filmava o fotografava l’incontro. Dopo di che il ricatto: “o paghi o rendiamo pubbliche le foto (o il video)”.

Un’organizzazione lunga e non banale. Più una cosa da film che da vita reale.

Nell’era social hanno cominciato a diffondersi i ricatti sessuali (sextortion per gli anglofoni) che sostanzialmente trasportano nell’era del web quello che si è detto sopra. L’adescamento è diventato una richiesta di amicizia sui social e l’incontro compromettente è diventato una videochiamata hot, puntualmente registrata dalla nostra nuova social-amica (o social-amico; le possibili combinazioni sono almeno quattro). Il risultato è lo stesso: per non far circolare il video in cui siamo ritratti vestiti come il lupo di cappuccetto rosso mentre ci intratteniamo con il nostro attrezzo del piacere, ci viene richiesto di aprire i cordoni della borsa.

È vero che ci vuole una certa dose di dabbenaggine per cascare in una simile trappola, ma a quanto pare succede molto più spesso di quanto non si creda.

A questo punto la cosa migliore sembrerebbe quella di dare sfogo alle proprie passioni in solitaria. In fondo la pornografia nell’era di internet permette di trovare l’ambito di nostro interesse con facilità. Se la nostra passione è introdurre oggetti di artigianato etnico nei nostri orifizi mentre guardiamo filmatini di ultranovantenni eschimesi che si accoppiano con schnauzer nani, nessun problema: c’è sicuramente una categoria specifica su qualche portale hot.

Ma a turbare i sonni dello smanettone solitario è arrivata una nuova porno-truffa. Da qualche settimana, infatti, hanno cominciato a circolare e-mail il cui contenuto in sostanza è: “Pagaci 3000 dollari in Bitcoin oppure invieremo a tutti i tuoi contatti un video che ti riprende mentre guardi un porno online”. Senza addentrarsi troppo in tecnicismi, l’autore della missiva sostiene di aver infettato il pc del malcapitato con un malware che ha preso il controllo della macchina e, dettaglio non da poco, della webcam, registrando tutto ciò che la webcam inquadrava mentre il navigatore solitario si addentrava nei mari del porno on line. Per ottenere la credibilità necessaria, l’autore aggiunge nome utente e password del malcapitato. La minaccia è assai perfida, perché paventa la possibilità che venga inviato il video a tutti i contatti trovati sul pc. Immaginatevi se tutti i vostri amici su Facebook o tutti i nominativi che avete nella rubrica ricevessero un video in cui siete ritratti in attività di DIY private e capirete come mai in molti, in questi giorni, stanno sudando freddo, a dispetto delle temperature esterne.

La polizia postale precisa che l’indicazione delle credenziali corrette nella mail non rende necessariamente credibile la minaccia, perché queste potrebbero essere state trafugate in precedenza e acquistate sul dark web da chi poi minaccia senza poter effettivamente mettere in atto quanto minacciato.

Considerando l’elevato numero di accessi unici ai portali hard, è comunque legittimo credere che siano in tanti ad essere impensieriti da una simile prospettiva. Magari per un accesso occasionale, magari per curiosità, magari per una goliardata con gli amici, ma è statisticamente tutt’altro che improbabile che chi riceve una simile e-mail abbia visualizzato di recente qualcosa di “compromettente”. Magari l’ipotetico video che verrebbe diffuso non necessariamente ci ritrarrebbe a lucidare i gioielli di famiglia, ma se siamo stimati professionisti anche una nostra performance in mutande e canottiera mentre commentiamo le doti di qualche vorace attricetta hard potrebbe compromettere la nostra candidatura alla presidenza della sezione locale del Rotary.

E se proprio deve essere diffuso un video che ci ritrae mentre sollazziamo il nostro attrezzo, speriamo almeno che duri parecchio; giusto per riguadagnare qualche punto.

Mi piace definirmi lombardo di origine, fiorentino di adozione. In realtà Firenze se ne è ben guardata dall’adottarmi. Non si è neppure sbilanciata su un affido. In sintesi, quindi, sono un apolide, con un accento da autogrill, che vive a Firenze da circa un quarto di secolo. Delle numerose passioni che coltivo, quella per la musica è il filo conduttore dei miei primi interventi su tuttafirenze, ma il mio ego ipertrofico e la mia proverbiale immodestia mi spingono ad esprimermi su qualunque argomento, con la certezza di riuscire a raggiungere vette non comuni di banalità e pressapochismo. I miei contributi hanno uno scopo ben preciso: rincuorare le altre firme, dando loro la consapevolezza che c’è sempre chi fa peggio.

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