Il 29 ottobre, all’ObiHall, il gruppo canadese The Musical Box ha portato in scena Selling England By The Pound. Se vi sembra che l’incipit abbia un vago sentore di deja vu non vi state sbagliando. A beneficio di chi non si vuole avventurare nei collegamenti ipertestuali per andarsi a leggere il resoconto del concerto dello scorso anno, ricordiamo che The Musical Box è una band canadese che che da oltre vent’anni ripropone gli spettacoli dei Genesis del periodo-Gabriel; Selling England By The Pound è un album dei Genesis del 1973.

All’Obihall, in sostanza, è stato riproposto un concerto del tour dei Genesis del 1973, da parte di quella che, forse, è la cover band più vicina all’originale che esista al mondo.
Il concerto è stato praticamente la fotocopia di quello del 19 novembre 2014. Stessa location, medesimo contesto, identica scaletta, uguale messa in scena.
Francamente, con un pizzico di ironia, non si può non notare il paradosso del concerto fotocopia della fotocopia, ma in fondo è l’essenza stessa dei The Musical Box, ciò che li distingue dalle altre cover band: riproporre all’infinito lo stesso concerto, riducendo quanto più possibile l’interpretazione e le differenze tra un’esibizione e l’altra.
Così come è piacevole riascoltare decine (o centinaia) di volte gli stessi amati album, è piacevole assistere più volte ad uno stesso concerto. Alla fine, quindi, la platea, attempata e nostalgica, ha manifestato ancora una volta gradimento, ma meno entusiasmo rispetto al passato; fondamentalmente perché l’esibizione, questa volta, non è stata all’altezza del passato. Diverse sbavature, molte imprecisioni e una generale sensazione di scarso impegno hanno abbassato il livello complessivo dello spettacolo.
Per tutta la durata del concerto si è comunque respirata quella piacevole atmosfera d’altri tempi, che è sempre più lontana dagli show ipertecnologici di questi ultimi lustri.
I The Musical Box ci hanno ricordato, ancora una volta, che lo spirito di quegli anni era l’esibizione a tutto-tondo. La musica e la messa in scena, nei concerti dei Genesis, si fondevano in maniera perfetta, rendendo lo spettacolo una sorta di evento multimediale, più vicino al teatro che ai concerti come li intendiamo oggi.
Gabriel, ci ricorda Gagné, era un attore, oltre che, ovviamente, un eccezionale cantante. Ha inventato un modo originale di proporre la musica dal vivo, utilizzando maschere, costumi e scenografie come non aveva mai fatto nessuno prima di lui e come innumerevoli artisti di ogni genere (musicale, ma non solo) ed epoca avrebbero fatto dopo di lui.
Chi pensa che, ad esempio, il travestitismo di Reato Zero nei concerti degli anni settanta sia originale, dovrebbe ricredersi.
È inusuale, nella musica rock, il fatto che l’esibizione di un artista sia la celebrazione della grandezza di un altro artista.
Come già osservato a suo tempo, tuttavia, questo è lo spirito che anima i concerti di musica classica.
Ergo i Genesis sono musica classica.
O no?
