Sono le 9.30 di una caldissima domenica di fine maggio. No, ok, sono le 9.45: non siamo riusciti ad arrivar puntuali. Le ultime pedalate, gli ultimi metri in bicicletta e ci siamo. Sostanzialmente siamo nel bel mezzo del nulla. E qui ci aspetta Chiara, insieme a Mistery, Maya e Iris.
Varchiamo la grande cancellata pieni di emozione, curiosi – tutti e sei – impazienti. Siamo al gran completo. E con noi c’è anche il nostro cugino Francesco.
“Mamma, ma dov’è i’caballo?”.
“Vediamo, Gio. Io dico che…..”.
“Eccoli!”.
E, a differenza del suo solito, gli esce fuori solo un filo di voce: “Ohh, sì!”.
Per una mezz’ora buona non lo sentiamo più. Ma non solo lui. Sono tutti e quattro a bocca aperta. Girano, guardano, si avvicinano con cautela e poi indietreggiano. Poi tornano di nuovo ad avvicinarsi finché si sente nitrire forte e allora in un secondo ce li ritroviamo tutti avvinghiati alle gambe. Dura poco, pochissimo. Il tempo di sellare i pony, indossare il cap ed eccoli tutti in sella. Sul campo di allenamento, in pieno sole. Con le mani strette sulle redini e stampati sui visi dei sorrisi meravigliosi. Orgogliosi. Felici. Emozionati. Con loro c’è sempre Chiara ma non gli manca certo il coraggio, a questi piccirulli. E girano, passeggiano. E sorridono di nuovo. Continuano a sorridere anche una volta tornati a casa, mentre raccontano ai nonni di questa mattinata incredibile: “Lo sai che ho anche fatto la doccia al cavallo? L’ho tutto lavato con la sistola!”.
“E poi l’ho tutto pettinato con una spazzola grossa”.
“E io l’ho ppovverato. Era tutto ppocco. E a lui gli piaceva esssere ppazzolato lo sai?”.
“Io gliel’ho detto a Maya: poi un giorno io ritorno e te mi fai andare forte al galoppo. E lei ha fatto sì con la testa. Allora si deve tornare”. E poco importa che sia un cavallo: un sì è un sì!