Una vicenda che, forse, richiama alla mente non tanto Ernest Hemingway (e men che meno John Donne), quanto Giovannino Guareschi. Al centro di una vivace polemica che sta infiammando i fedeli (e non solo) della zona di Coverciano, infatti, c’è una campana che, come la Geltrude di Don Camillo, scandisce il trascorrere delle ore e annuncia i vari appuntamenti liturgici.
A quanto pare, però, lo fa in maniera talmente invadente da obbligare alcuni residenti ad utilizzare i tappi per le orecchie e in maniera talmente fragorosa da far vibrare i vetri delle finestre e la cristalleria delle case nei pressi della chiesa di Santa Maria a Coverciano.
Sembra che il parroco non transiga: dalle 8 alle 21 ogni giorno la campana deve suonare per annunciare le ore, le mezze ore e le funzioni religiose. A detta degli abitanti nel tardo pomeriggio si raggiunge l’apice, con i “normali” rintocchi delle ore e delle mezze ore che si sommano a quelli che annunciano prima i vespri, poi il saluto a Maria, quindi il saluto al tramonto e da ultimo la messa.
Una sequenza in grado di mettere a dura prova orecchie e pazienza degli abitanti della zona.
La scarsa disponibilità del parroco ad andare incontro alle richieste della popolazione ha obbligato i più infastiditi (oltre un centinaio, a conferma del fatto che il problema è molto “sentito”) a firmare una petizione.
Si attende anche un intervento del cardinale, a cui gli abitanti hanno scritto una lettera per esporre il problema, che palesa un’evidente infrazione al decreto che regolamenta l’uso delle campane nell’arcidiocesi di Firenze, firmato dallo stesso cardinale Betori nel 2014.
Che si vogliano interpretare le sofferenze inflitte dallo scampanio come una penitenza ci può anche stare, ma viene da pensare che il frastuono alla lunga sia peggio di un cilicio.