Per una città che ha profondi legami con la moda, l’annuncio di qualche giorno fa del trasferimento dal prossimo marzo a Milano di tutte le attività amministrative e direttive di Emilio Pucci, storico marchio fiorentino, è una ferita di quelle lasciano il segno.

L’annuncio ha un retrogusto amaro: “Portiamo Emilio Pucci nella culla della moda. Con tutto il rispetto per Firenze, la capitale della creatività e del lusso in Italia oggi è Milano”.

pucciIl Gruppo LVMH, colosso del lusso a cui Emilio Pucci appartiene, ha deciso di abbandonare la sede storica di Firenze di Palazzo Pucci. Le ragioni, al di là delle dichiarazioni ufficiali, potranno essere pienamente comprese solo in futuro.

C’è chi sostiene che le motivazioni vadano ricercate nel fatto che Firenze, al di là delle sue ambizioni, è una città sempre più chiusa, con un respiro poco internazionale e con un’amministrazione che non fornisce stimoli adeguati ad aziende che operano in un mercato globale in continua evoluzione.

C’è chi ipotizza che la scelta sia dettata dal contenimento dei costi, riducendo la distribuzione sul territorio da tre sedi a due (chiusa Firenze, resteranno Bologna e Milano).

C’è anche chi paventa che nei piani strategici della capogruppo ci sia la volontà di slegare l’immagine del brand dalla famiglia Pucci e dal territorio d’origine per poi procedere alla vendita del marchio.

Quali che siano le ragioni che hanno portato a questa decisione, resta il fatto che Firenze perde un altro piccolo, ma significativo pezzo della propria identità.

Al di là dei discorsi sui “massimi sistemi”, poi, c’è anche il fatto, tanto triste quanto concreto, che i quarantasei dipendenti della sede di Firenze si troveranno a dover scegliere se dimettersi o trasferirsi a Milano.

Le politiche dei colossi del lusso non sono, per fortuna di Firenze, tutte uguali. Uno dei gruppi concorrenti di LVMH, il Gruppo Richemont, proprietario tra gli altri di Officine Panerai, ha investito parecchio negli ultimi anni su Firenze, prima creando una boutique del marchio (flagship store del brand, come dicono a Milano) all’interno del Four Seasons di Borgo Pinti e poi ampliando e ristrutturando la storica sede di piazza del Duomo, ma per uno che resta, uno se ne va; il fatto dà comunque da pensare.

Mi piace definirmi lombardo di origine, fiorentino di adozione. In realtà Firenze se ne è ben guardata dall’adottarmi. Non si è neppure sbilanciata su un affido. In sintesi, quindi, sono un apolide, con un accento da autogrill, che vive a Firenze da circa un quarto di secolo. Delle numerose passioni che coltivo, quella per la musica è il filo conduttore dei miei primi interventi su tuttafirenze, ma il mio ego ipertrofico e la mia proverbiale immodestia mi spingono ad esprimermi su qualunque argomento, con la certezza di riuscire a raggiungere vette non comuni di banalità e pressapochismo. I miei contributi hanno uno scopo ben preciso: rincuorare le altre firme, dando loro la consapevolezza che c’è sempre chi fa peggio.