I virus che minacciano di distruggere l’umanità sono protagonisti da sempre di storie e film di fantascienza, ma finora in pochi si erano azzardati ad ipotizzare che possa realmente succedere. Nessuno, poi, si era mai spinto ad preconizzare che a distruggere l’umanità possa essere un virus informatico.

Fino ad oggi.

Già, perché una serissima (?) ricerca sull’argomento ipotizza l’eventualità che un malware tecnologicamente superiore possa arrivare dallo spazio, con l’effetto non semplicemente di crearci problemi con le foto delle vacanze archiviate nei nostri computer, ma di annientare l’umanità (o magari solo di schiavizzarla; non bisogna sempre pensare al peggio).

La suddetta ricerca ipotizza che comunicazioni interstellari, che contengano un messaggio che non è possibile decontaminare, possano mettere a rischio l’esistenza della nostra specie.

Un’ipotetica civiltà aliena, o anche una “banale” Intelligenza Artificiale, potrebbe inviare comunicazioni alla terra contenenti un messaggio malevolo in grado di distruggerci. Va però presa in considerazione la possibilità che tale distruzione non sia intenzionale. Gli extraterrestri ci potrebbero distruggere, ma non necessariamente per cattiveria; più o meno come quando camminando si schiaccia involontariamente un insetto: lo si uccide, ma non perché lo si volesse fare espressamente.

Si può evitare uno scenario così catastrofico?

Lo studio individua come possibile soluzione la costruzione sulla Luna di una base autosufficiente, in grado di mantenere isolato l’ipotetico messaggio alieno e l’ancor più ipotetico potenziale virus. La sicurezza sarebbe garantita dalla possibilità, in caso di necessità, di distruggere da remoto l’infrastruttura che contiene il messaggio, sempre ammesso che un’Intelligenza Artificiale sufficientemente evoluta non inganni gli umani costringendoli a liberarla dalla sua prigione lunare raggiungendo il suo scopo, a quel punto manifesto, di distruggerci.

Sarà anche uno studio autorevole, ma se fosse stato pubblicato sul sito di Lercio, nessuno si sarebbe meravigliato.

Mi piace definirmi lombardo di origine, fiorentino di adozione. In realtà Firenze se ne è ben guardata dall’adottarmi. Non si è neppure sbilanciata su un affido. In sintesi, quindi, sono un apolide, con un accento da autogrill, che vive a Firenze da circa un quarto di secolo. Delle numerose passioni che coltivo, quella per la musica è il filo conduttore dei miei primi interventi su tuttafirenze, ma il mio ego ipertrofico e la mia proverbiale immodestia mi spingono ad esprimermi su qualunque argomento, con la certezza di riuscire a raggiungere vette non comuni di banalità e pressapochismo. I miei contributi hanno uno scopo ben preciso: rincuorare le altre firme, dando loro la consapevolezza che c’è sempre chi fa peggio.