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Michelangelo a 15 anni non chattava su WhatsApp, non postava su Facebook e non giocava alla Play Station… erano decisamente altri tempi e l’adolescente Buonarroti si dilettava a progettare e disegnare capolavori. O almeno questo è il parere dello statunitense Robert Schoen, uno dei massimi esperti internazionali in materia, che ha decretato la paternità michelangiolesca dell’affresco presente nella chiesa di Santa Maria a Marcialla, nel Comune di Barberino Val d’Elsa.
Pare infatti che in quegli anni (tra il 1490 e il 1495) il giovane artista fosse ospite dei frati agostiniani, che risiedevano nel luogo dove oggi è situata la suddetta chiesa, e che per contraccambiare l’ospitalità avesse realizzato per loro, in segno di riconoscenza, il disegno e il progetto di una Pietà. Dunque, secondo Schoen, su questo presunto bozzetto di Michelangelo Sebastiano Mainardi, artista alla bottega del Ghirlandaio, realizzò l’affresco conservato nella chiesa di Marcialla.
La tradizione popolare e gli studi di memoria locale sono stati quindi suggellati dall’illustre parere dello studioso americano, che così commenta: “La tradizione popolare legata alla convinzione della comunità di Marcialla di ospitare in casa propria un Michelangelo è assolutamente corretta. In questo affresco c’è l’anima di Michelangelo, la purezza di un giovane e talentuoso artista che stava affiorando nel quindicesimo secolo, la cui presenza è leggibile in tanti elementi compositivi del dipinto, soprattutto nella ricerca e nell’attenzione alla realizzazione delle parti anatomiche delle figure che costituiscono l’opera. In particolare nella sezione di destra dove è presente uno dei due ladroni che si distingue dal resto della composizione proprio per la resa anatomica”.
Un adolescente fuori dal comune il Buonarroti… anche per quei tempi!