Quasi tutti abbiamo un telefono in tasca. Questo implica che, quando ci spostiamo, lo scambio continuo di segnali tra il nostro dispositivo e la cella nella quale ci troviamo permette all’operatore telefonico di registrare la nostra presenza e la nostra permanenza in una determinata area. Al di là di ovvie considerazioni sull’utilità di tali informazioni in casi particolari (basti pensare al valore che potrebbe avere, nelle indagini di Polizia, sapere se uno specifico telefono era in una certa zona ad una data ora), il loro valore diventa ancora maggiore se si considerano i “grandi numeri” per fotografare le abitudini di chi si muove.

Il Comune di Firenze ha da poco reso noti i risultati di uno studio, condotto in collaborazione con Vodafone, sulle presenze in varie zone della città nel periodo tra il 1 maggio e il 30 settembre dello scorso anno.

Sulla base di algoritmi specifici, l’operatore ha individuato le varie tipologie di soggetti presenti nelle celle in esame, distinguendoli in residenti, pendolari, turisti italiani e turisti stranieri, nonché eliminando il “rumore statistico”, cioè i soggetti in transito.

Nelle elaborazioni dei dati è stato considerato, in maniera differenziata, sia quante persone sono state presenti in una specifica zona, sia il loro tempo di permanenza. I risultati ottenuti fotografano una città diversa da quella che ci si aspettava.

I dati più eclatanti sono quelli relativi alla frequentazione del centro storico. Il 46% dei fiorentini è andato almeno una volta in centro nei mesi di osservazione. Secondo il Comune è un dato estremamente positivo, che evidenzia che non solo i turisti vivono il centro. Secondo altre interpretazioni è un dato estremamente negativo, che evidenzia che il 54% dei fiorentini non ha mai messo piede, in quei mesi, nella parte storicamente e artisticamente più rappresentativa della città.

Un altro aspetto singolare che emerge dai dati è che nel centro storico pernotta un numero di individui quasi doppio (80% in più) rispetto ai dati dell’Ufficio Anagrafe. Come dire che ci sono 15.000 persone che di fatto hanno il domicilio in centro, anche se questo non risulta ufficialmente.

Alcune curiosità emergono nell’analisi dei flussi dei pendolari. A Firenze ne arrivano da tutte le regioni italiane ad esclusione della Val D’Aosta e nessuno di quelli provenienti dal Molise pernotta in città. Informazioni non vitali, certamente, ma comunque interessanti.

Dal punto di vista turistico i dati ci confermano che arrivano a Firenze visitatori da quasi tutto il mondo (170 nazioni su 194). Se non stupisce che nei mesi di osservazione non sia arrivato nessun turista da Tonga o dalla Micronesia, è più singolare che non ci sia venuto nessuno dal Kosovo.

Comunque si vogliano interpretare i dati, resta il fatto che la diffusione dei telefonini non solo ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, ma ha anche permesso di elaborare nuovi strumenti di valutazione statistica, con inevitabili ripercussioni positive sull’analisi delle nostre abitudini; con buona pace dei complottisti, che vedono nel Grande Fratello telefonico una volontà di controllo dei nostri movimenti e una limitazione della nostra libertà.

Mi piace definirmi lombardo di origine, fiorentino di adozione. In realtà Firenze se ne è ben guardata dall’adottarmi. Non si è neppure sbilanciata su un affido. In sintesi, quindi, sono un apolide, con un accento da autogrill, che vive a Firenze da circa un quarto di secolo. Delle numerose passioni che coltivo, quella per la musica è il filo conduttore dei miei primi interventi su tuttafirenze, ma il mio ego ipertrofico e la mia proverbiale immodestia mi spingono ad esprimermi su qualunque argomento, con la certezza di riuscire a raggiungere vette non comuni di banalità e pressapochismo. I miei contributi hanno uno scopo ben preciso: rincuorare le altre firme, dando loro la consapevolezza che c’è sempre chi fa peggio.

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