Tutto cambia, ma, con buona pace di Tomasi di Lampedusa, non tutto resta uguale. Il turismo, negli anni di internet, è cambiato parecchio. La possibilità di confrontare offerte e sfruttare occasioni ha concesso ai “turisti 2.0” opportunità sconosciute in passato. Questo, però, ha portato alla nascita di un turismo “low cost”, che insieme al turismo mordi-e-fuggi, che esiste da sempre ma in tempi di crisi ha avuto un’impennata, ha aumentato le presenze in località che non sempre sono in grado di far fronte ad una crescita del flusso turistico.
Da anni, ad esempio, Venezia denuncia le difficoltà a gestire la quantità di turisti, ma ultimamente anche diversi comuni della riviera ligure lamentano una crescita di quella tipologia di turismo che, a loro dire, porta pochi guadagni, ma molti problemi
Firenze, al di là dei gavettoni a chi bivacca sulle scalinate di Santa Croce, non ha ancora preso drastici provvedimenti per regolare l’afflusso turistico in città, ma si teme che presto dovrà farlo.
Le presenze, in termini di numero di pernottamenti, sono in costante aumento. Albergatori soddisfatti? Non proprio, perché a far loro concorrenza, in questi ultimi anni, sono anche i singoli cittadini. Secondo i dati del noto portale Airbnb, che mette in contatto diretto i turisti con i privati che hanno la disponibilità di posti letto da offrire, Firenze è seconda solo a Parigi, a livello europeo, per numero di posti letto in rapporto alla popolazione (il dato, ovviamente, è riferito solamente all’offerta veicolata dal portale). I numeri sono impressionanti, ma anche preoccupanti, dato che l’offerta dei privati è cresciuta dai 1.500 posti letto del 2013 agli 8.400 di oggi.
Questa tendenza ha avuto ripercussioni anche sul mercato immobiliare. Nel 2016, nel solo centro di Firenze, le compravendite di immobili sono cresciute del 20% rispetto al 2015, con conseguente incremento dei prezzi. I fiorentini, evidentemente, comprano (anche) per affittare ai turisti.
Il flusso turistico in costante aumento, però, ha anche effetti negativi sulla città. Molte botteghe artigiane non riescono più a reggere i crescenti costi che mantenere la propria attività in centro comporta, con la soluzione obbligata di migrare verso la periferia o chiudere del tutto. La fisionomia del centro, in passato fortemente caratterizzata da un artigianato di qualità, si sta progressivamente trasformando in un’anonima offerta di cibo e souvenir, esclusivamente a “beneficio” dei turisti; con buona pace dei fiorentini, che magari guadagnano qualcosa affittando posti letto, ma rinunciano ad una parte significativa della propria identità cittadina.