
È stata annunciata una manifestazione per il prossimo 22 marzo, in centro, contro l’obbligatorietà delle vaccinazioni pediatriche per l’iscrizione dei figli agli asili. L’obbligo prevede di aver effettuato non solo le vaccinazioni obbligatorie, ma anche quelle raccomandate dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale, per poter accedere agli asili nido pubblici (nonché alle strutture affini) e alle scuole materne pubbliche. Tale obbligo è stabilito dalla relativa legge regionale, a firma dell’assessore Stefania Saccardi, approvato dalla Giunta Regionale e attualmente in attesa di approvazione da parte del Consiglio Regionale.
La data del 22 marzo coincide con il giorno in cui i rappresentanti del «Comitato per la libertà di scelta vaccinale», organizzatore della manifestazione, verranno ascoltati dalla commissione sanità del Consiglio regionale.
Il Comitato non sostiene la propria opposizione alla legge regionale basandosi sulle note argomentazioni anti-vacciniste, ma per rivendicare il diritto costituzionale «alla libertà di scelta».
I malpensanti interpretano questa scelta come un’implicita ammissione della scarsa consistenza delle argomentazioni anti-vacciniste dal punto di vista scientifico (non rappresenterebbero una motivazione sufficientemente solida per la manifestazione).
Davvero tale norma configura una privazione della libertà di scelta?
Secondo gli organizzatori sì, perché chi decide di non vaccinare i propri figli perderebbe il diritto di accedere ai suddetti servizi pubblici per la prima infanzia.
Secondo l’assessore Saccardi no, perché un genitore rimane libero di vaccinare o meno i propri figli, semplicemente così facendo non li manda al nido o all’asilo pubblici.
Ogni scelta comporta conseguenze, si scusi l’ovvietà dell’affermazione; si tratta eventualmente di discutere se tali conseguenze possano costituire un “ricatto sociale” o meno.
Il dubbio è che, nel caso della manifestazione, non si rivendichi il diritto di avere libertà di scelta, ma di avere libertà di scelta senza conseguenze.