Non so perché qualcuno dovrebbe farlo ma se un giorno mi chiedessero qual è la mia parola preferita, banalmente risponderei: “cordialità”.
Penso sia per il significato ma anche per una questione di accenti e di come suona. Parte quasi amara, con quella erre ruvida per poi diventare festosa. Ha un suono più allegro dei suoi sinonimi, mi sembra una gentilezza vestita di felicità, una cortesia ma meno seria, più spensierata.
“Cordiale” era anche il nome che gli anziani della Casa del Popolo che frequentavo da bambino davano ai liquori che bevevano. Ho sempre immaginato che berli per loro fosse un po’ come stare in mezzo a degli amici gentili, non solo a sbronzarsi per dimenticare tutte le situazioni del cazzo che avevano vissuto.

E così se diventassi Miss Italia direi che il mio sogno sarebbe la “cordialità nel mondo”. ma passo troppo tempo seduto davanti al Pc e questo nuoce sul mio fisico e sulla mia visione delle cose in due modi: il mio culo non sarà mai abbastanza tonico per vincere un concorso di bellezza e mi sembra che stiamo diventando tutti vecchi e cinici.

E allora finisco per pensare che “cordialità” non sia più solo una parola ma anche un rifugio per chi non vuole lasciarsi trascinare, per chi non sente il bisogno di litigare e imporre il proprio pensiero su ogni argomento: dal presepe al terrorismo, dal come si deve fare solidarietà a come si deve festeggiare il Natale. Un rifugio per chi pensa che valga la pena essere gentili con tutti, anche con quelli dei call center delle compagnie telefoniche, si, anche con loro. Perché si può dire di no o esporre il proprio punto di vista in tanti modi, farlo con gentilezza è semplicemente meno da stronzi.

Ma se non la pensiamo così non importa, va bene anche se ci divertiamo a maltrattare gli altri e a sfottere la loro ingenuità. Davvero, il mondo va avanti lo stesso, ma spero che un giorno un gruppo di telefonisti guerriglieri venga a prederci nel sonno per picchiarci con il nostro smartphone. E che questo Natale sia un Natale terribile, che lo passeremo come dei vecchi e dannati Scrooge, soli come cani. Anzi, peggio. Da soli come noi stessi mentre ci guardiamo la puntata natalizia del La Gabbia di Gianluigi Paragone e mangiamo dei tortellini fatti nel brodo liofilizzato dell’Eurospin. E se adesso state pensando che sono esattamente arrogante e scortese e che tutto il preambolo sulla cordialità sia stato ipocrita, beh, devo darvi proprio ragione. Ma la vita in fondo è così, certe volte c’è proprio da morire dal ridere, no?

Cordialmente.

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Interessato a tutto ciò che è Indie, ma soprattutto alla musica e al cinema, lavora come Operatore sociale a Campi Bisenzio. Il suo sogno è tenere una lezione al DAMS su Notthing Hill.