L’11 Novembre si festeggia San Martino. Il proverbio recita “l’estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino”, invece quest’anno ci ha portato la pioggia e un po di freddo.
Tempo a parte, il mese di novembre ha portato sulle nostre tavole il vino novello e l’olio nuovo, e con essi una serie di eventi legati alla loro uscita.
Il vino novello, come lo conosciamo noi, viene disciplinato in Italia dal 1989, e viaggiando per l’Italia troviamo una notevole varietà di novelli, fatti con vitigni diversi.
Ma ciò che li accomuna sono soprattutto i profumi di frutta rossa come le more, il ribes i lamponi, presenti in quasi tutte le bottiglie, anche se differenti per tannicità, intensità di colore, morbidezza, sapidità e gradazione.
In Toscana, non abbiamo una grande tradizione di vino novello. Il primo “vino”, che veniva bevuto da noi, era “l’acquerello” e mi sembra interessante ricordare come veniva prodotto.
L’acquerello, si otteneva facendo fermentare per alcuni giorni le vinacce, a cui veniva aggiunta dell’acqua . Il risultato, era una bevanda con i sentori e i profumi del novello attuale, ma con una gradazione alcolica decisamente più bassa che si attestava su 5/6 gradi.
Chiaramente, per il suo basso grado alcolico, non era una bevanda commercializzabile, veniva consumato perlopiù in famiglia abbinandolo ai prodotti tipici del periodo come le caldarroste, la polenta di castagne ecc.
Il novello, negli ultimi anni, è andato in disuso. Sempre meno eventi ne hanno sottolineato la sua uscita e sugli scaffali dei negozi viene esposto per un periodo di tempo molto limitato.
Diciamolo pure, è passato di moda!
Io invece, contrariamente alle mode, vi invito a consumarlo. Non stiamo parlando di un vino di serie “b” come alcuni sostengono, ma di un vino “pronto” a tutti gli effetti e le sue caratteristiche si sposano bene con i prodotti tipici della stagione, come le castagne, i funghi, la frutta secca e tutto ciò che la fantasia vi propone.
Provatelo …. poi mi saprete dire!